Chi Siamo
Una nota introduttiva sui riferimenti teorici della operatività del Centro
Introduzione
Dopo diversi anni di intensa e proficua sperimentazione preliminare, sono state avviate, in termini organici e sistematici, ad Enna e a Catania, le attività del Centro Clinico ALETEIA.
Queste strutture, che costituiscono moduli operativi della Associazione scientifica riconosciuta, Ente non commerciale, Istituto Superiore per le Scienze Cognitive (www.issco.org) si prefiggono la erogazione di trattamenti integrati, attuati secondo una innovativa ottica cognitiva complessa (Scrimali, 2003). L’operatività dei Centri Clinici ALETEIA scaturisce da una serie di esigenze maturate negli anni recenti, nell’ambito del lavoro di sperimentazione e sviluppo, per quanto riguarda le attività scientifiche dell’Istituto Superiore per le Scienze Cognitive, il lavoro didattico della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva ad orientamento complesso ALETEIA, riconosciuta dal Ministero della Istruzione della Università (www.aleteia.it) e della ALETEIA International, European School of Cognitive Therapy (www.aleteiainternational.it). Le topiche di riferimento del lavoro di attuazione e sviluppo di questa nuova e ambiziosa struttura sono molteplici e cercherò di darne conto, in forma sintetica, nell’ambito di questa breve nota.
Trattamenti integrati secondo l’orientamento cognitivo complesso
La Medicina e la Psichiatria riduzioniste e biologiste costituiscono purtroppo un approccio attualmente particolarmente attivo e disffuso alla salute mentale inadeguato, costoso e privo di reali risultati clinici.
Sempre più chiaramente si è delineato, in merito al disagio psichico, e sempre più largamente viene applicato, un modello della malattia mentale come di un mero processo organico del cervello e dunque della terapia come un semplice e coerente intervento farmacologico tendente a riequilibrare le funzione “malate” del cervello. Del tutto irrilevanti appaiono in questo modello le variabili culturali, relazionali, sociali, economiche, storiche. A questo modello, basato anche su un approccio nosografico integralista, finalizzato alla mera prescrizione farmacologica, sulla base dello slogan “una diagnosi un farmaco” ho opposto una concettualizzazione molto diversa. Essa si basa sulla epistemologia della complessità, sulla fisica dei sistemi lontani dall’equilibrio e sul cognitivismo clinico italiano di orientamento sistemico, costruttivista e complesso (Scrimali, 2006, Scrimali, Alaimo, Grasso, 2007).
Critica al concetto di cronicità, proposizione della tematica del paziente difficile
Dobbiamo al grande Psichiatra italiano Carlo Perris (vedi immagine nella sezione “foto” di questo sito), mio grande amico e maestro, la critica stringente ed organica al concetto di cronicità e la concettualizzazione del paziente difficile (Perris, 1989). Secondo questa ottica ogni essere umano presenta possibilità evolutive e quindi la cronicità non costituisce una caratteristica ontologica del paziente ma solo uno schema mentale e purtroppo un processo operativo del sistema curante che tende ad autodeterminarsi. Definire infatti un paziente come “cronico” è il modo migliore per renderlo tale. Il progressivo abbandono del concetto e delle remore precedentemente esistenti mi ha consentito di sviluppare un nuovo approccio terapeutico integrato alle patologie severe come la schizofrenia. Il mio innovativo approccio a questa malattia ed alla sua terapia non sarebbero stati possibili senza il lavoro pionieristico di Carlo Perris.
Set e Setting nell’orientamento complesso
Il lavoro cruciale di Franco Basaglia, il movimento di Psichiatria Democratica, lo sviluppo e la attuazione del movimento di de-istituzionalizzazione sono stati i miei costanti punti di riferimento per il quanto riguarda la complessa tematica dei luoghi della cura e del processo terapeutico. Dal lavoro di ricerca e sperimentazione su tali topiche, svolto in trenta anni di lavoro clinico e sperimentale, presso la Clinica Psichiatrica della Università di Catania prima e l’Istituto Superiore per le scienze cognitive a partire dagli anni Novanta, è scaturita la esperienza della necessità di attuare trattamenti integrati secondo un orientamento biopsicosociale complesso in setting adeguati alle sfide poste dal paziente difficile ma senza mai procedere alla sua decontestualizzazione con trattamenti residenziali disegnati in modo da consentire il suo sradicamento dal territorio ed il suo isolamento dalle reti sociali di appartenenza. Secondo la visione, che ho gradatamente sviluppato, il livello di intensità del trattamento deve potersi graduare secondo un continuum reversibile che procede dal setting ambulatoriale a quello diurno a quello residenziale breve o di media durata ma sempre finalizzato al reinserimento nei contesti reali di vita del paziente.
Globalizzazione e localizzazione nel processo terapeutico
Un altro ambito di studio, ma anche di impegno personale, relazionale, sociale e politico, all’interno di una nuova visione della salute mentale, è stato per me, negli ultimi anni, quello del contrasto ad una visione privatistica, egoistica e persino rapace del trattamento del paziente afflitto da disagio psichico che non promuove il paziente ma lo cronicizza, rendendolo succube della concezione della malattia biologica come processo organico che non può guarire. Oggetto di diversi studi e ricerche è stato da parte mia il sistema aberrante del mordi e fuggi attuato da alcuni psichiatri di orientamento biologista che da anni hanno costituito un vero e proprio sistema di sfruttamento del disagio psichico nella nostra Regione, creando in varie città dell’Isola una serie di studi specialistici dove il cosiddetto “luminare del Nord” armato di ricette chilometriche, prescrittore indefesso di farmaci tossici ed inutili arriva al mattino per consulti di pochi minuti pagati a caro prezzo, per ripartire la sera come un novello Dulcamara dei tempi moderni. Ho sempre pensato ed affermato, e lo ribadisco ora con forza, che il trattamento del disagio psichico si deve svolgere nella regione nella quale risiede il paziente, nel massimo rispetto delle variabili culturali, sociali ed economiche locali e in accordo al concetto cruciale della continuità cronologica ma anche topografica col paziente, al quale occorre fornire, non una fugace consulenza specialistica ma una vera e propria figura di base sicura e un processo di re-parenting.
Processo didattico e struttura clinica in terapia cognitiva complessa
L’insegnamento della psicoterapia deve integrarsi, come stabilito dalle norme ministeriali, con un adeguato tirocinio pratico da svolgersi in strutture con le quali, come Scuola ALETEIA, abbiamo stabilito molteplici convenzioni e che sono disseminate su tutto il territorio della Regione Sicilia. La necessità di potere integrare le esperienze acquisite nel corso del tirocinio con attività attuate in stretto accordo con l’innovativo modello complesso sviluppato presso la scuola ALETEIA mi ha spinto a sviluppare le attività del Centro Clinico ALETEIA dove gli allievi ella Scuola possano seguire i pazienti, applicando, sotto la mia supervisione, i protocolli innovativi da me sviluppati, per esempio per il trattamento della schizofrenia (Entropia Negativa) o dei disturbi della alimentazione (Fineo e Tantalo). Le attività della ALETEIA International, che offre stage specialistici a Psichiatri e Psicologi, provenienti da tutto il mondo (già ospitati Colleghi della Romania, Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca, Brasile, Argentina, Giappone, Stati Uniti) comportano la necessità che gli operatori possano confrontarsi con i nuovi protocolli da me sviluppati in un reale contesto clinico. Oltre a ciò si deve considerare che l’Istituto Superiore per le Scienze Cognitive è sede di tirocini degli studenti dei Corsi di Scienze e Tecniche Psicologiche e delle Lauree Magistrali in Psicologia della Università di Catania e della Università Kore Enna. Gli studenti che frequentano dunque la nostra struttura devono essere messi in grado di confrontarsi sistematicamente con la realtà clinica del paziente difficile e con il processo innovativo dei trattamenti integrati e complessi.
Processo economico etico e solidale, principio di sussidiarietà
Da anni si sviluppa un movimento internazionale di critica al trend attuale della economica mondiale, dominata dagli interessi delle multinazionali (nel nostro caso le potentissime e spregiudicate “Big Pharma”) piuttosto che delle comunità locali. Tale movimento propone una diversa articolazione del processo economico, basata, non solo sulla globalizzazione ma anche sulla localizzazione nel rispetto e nella valorizzazione delle risorse locali, per produrre ricchezza, rispettando un ethos di collaborazione e non solo di profitto e un orientamento solidale, piuttosto che basato sulla competizione e lo sfruttamento dei più deboli e bisognosi. Anche se tale orientamento può sembrare utopico, esso si è rivelato vincente proprio sul piano meramente economico.
Infatti, mentre le grandi istituzioni bancarie e finanziarie del cosiddetto mondo avanzato, hanno distrutto ricchezza, generando miseria, disoccupazione e disperazione, un economista del Bangladesh, Muhammad Yanus, nel 1977, fondava nel paese più povero del mondo una banca centrata sul microcredito, erogato a persone poverissime che hanno potuto così migliorare la loro condizione economica. La Banca si chiamava e si chiama Grameen Bank e il suo fondatore, dopo trenta anni di duro lavoro, ha ricevuto nel 2006 il premio Nobel per la pace.
Il principio su cui si è basata la vicenda, ormai epica, e consegnata alla storia, della Grameen Bank e del professore Yunus è stato quello della solidarietà e delle necessarie finalità sociali di un processo economico etico. La sua missione è stata ed è dare credito ai poveri. Il suo modello si basa sull’idea del microcredito (un piccolo prestito facilmente estinguibile) che permetta di giungere gradualmente all’autosufficienza. I clienti devono formare gruppi di 5 persone non imparentate fra loro: se anche uno di loro si rivela insolvente, tutto il gruppo ne risponde e non può più accedere a prestiti successivi.
Il risultato è una alto grado di responsabilizzazione. La banca oggi conta 1.084 filiali dove lavorano 12.500 persone. I clienti in 37mila villaggi sono 2 milioni e 100mila, di cui il 94% donne. Inoltre, nonostante la tipologia di clientela e gli alti tassi (più piccolo è il prestito maggiori sono i costi), i finanziamenti registrano un rimborso pari quasi al 100%
Un’altra variabile da considerare è il progressivo (e, dal mio punto di vista, negativo) ritiro della sanità pubblica dal campo operativo. A fronte di un disagio psichico che cresce e si diffonde, a fronte di nuove emergenze come le dipendenze giovanili e i disturbi della alimentazione gli investimenti nella salute mentale pubblica si assottigliano. Sono anni ed anni che non vengono assunti psichiatri, psicologi, tecnici della riabilitazione e assistenti sociali presso i Servizi Psichiatrici della nostra Sicilia che infatti sono sempre carenti di personale ed impossibilitati a fornire servizi adeguati. In presenza di questa situazione così negativa per la salute mentale si presentano spesso proposte privatistiche basate sul costosissimo ed inefficace modello della “clinica privata” e cioè una struttura con altissimi costi di istituzione e gestione che vanno ad incidere o sulle esauste casse del Servizio Sanitario Nazionale, o sui portafogli dei pazienti quando essi possano dispongono di adeguate risorse economiche.
Operatività dei Centri Clinici ALETEIA
Partendo dai prolegomeni appena esposti, si è affermata nell’ambito del mio lavoro di ricerca, didattico e clinico, la volontà di istituire, sviluppare e portare a regime operativo una nuova struttura denominata Centro Clinico ALETEIA. Tale struttura, dotata di due sedi operative, una localizzata ad Enna, e l’altra a Catania, in ossequio al criterio della integrazione territoriale delle servizi per il trattamento del disagio psichico, offre programmi terapeutici di orientamento complesso per tutti i disturbi dell’area psichica e psicosomatica, con particolare attenzione al paziente difficile e ai disturbi ella alimentazione, alle nuove dipendenze da comportamenti (internet, gioco d’azzardo compulsivo, shopping compulsivo), alla schizofrenia, al disturbo ossessivo compulsivo grave, ai disturbi dell’umore severi.
Il Centro opera al momento (è prevista l’attuazione di accreditamento presso il Servizio Sanitario della Regione Sicilaia della Outpatients Intensive Care Unit) secondo una logica privatistica ma equa e solidale in accordo al principio di sussidiarietà ai servizi pubblici rispetto ai quali non costituisce, come troppo spesso accade, un mero doppione, finanziato da denaro pubblico in tal modo mal speso, ma un sistema complesso che si integra nella rete dei servizi sociali e sanitari, amministrato con criteri della imprenditoria del terzo settore e finanziato, in termini autopoietici, dalla propria stessa attività specialistica.
Concretamente ciò significa che ogni trattamento individualizzato è oggetto di una attenta pianificazione economica compatibile e sostenibile rispetto alle risorse finanziarie del paziente e della famiglia.
Un trattamento integrato, etico e solidale, vede i suoi costi rapidamente ammortizzarsi grazie alle recuperate potenzialità economiche del paziente e dei familiari, creando, in tal modo, ricchezza e prosperità; al contrario, l’approccio biologico e la cronicizzazione del paziente producono solo disperazione, impoverimento e distruzione di risorse con il solo vantaggio della Psichiatria privata riduzionista!
Bibliografia
- Perris, C. (1989). Cognitive Therapy for Schizophrenia. Guiflord, New York.
- Scrimali, T. (2003). Processi della Mente e Disagio Psichico, Istituto Superiore per le Scienze Cognitive, Enna.
- Scrimali, T. (2006). Entropia della Mente ed Entropia Negativa. Franco Angeli Editore, Milano
- Scrimali, T., Alaimo S.M., Grasso, F. (2008). Dal Sintomo ai Processi. Franco Angeli Editore, Milano.