Disturbi di Personalità
I tratti di personalità in generale costituiscono modalità di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e interpersonali. Quando i tratti di personalità diventano rigidi e non adattivi, e causano una compromissione funzionale significativa o una sofferenza soggettiva, essi costituiscono Disturbi di Personalità.
La caratteristica essenziale di un Disturbo di Personalità è un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, e si manifesta in almeno due delle seguenti aree: cognitività, affettività, funzionamento interpersonale o controllo degli impulsi.
Questo modello costante risulta inflessibile e pervasivo in un ampio spettro di contesti personali e sociali e determina un disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
Il quadro è abbastanza stabile e di lunga durata, e l’esordio si può far risalire almeno all’adolescenza o alla prima età adulta.
La diagnosi di Disturbo di Personalità richiede una valutazione del modello di funzionamento a lungo termine dell’individuo e le particolari caratteristiche di personalità devono essere evidenti fin dalla prima età adulta. I tratti di personalità che definiscono questi disturbi devono anche essere distinti da caratteristiche che emergono in risposta ad eventi stressanti situazionali specifici o stati mentali più transitori.
La valutazione del funzionamento della personalità deve prendere in considerazione l’ambiente etnico, culturale e sociale dell’individuo. I Disturbi di Personalità non dovrebbero essere confusi con i problemi legati all’acculturazione che seguono l’immigrazione, o con l’espressione di abitudini, costumi, o valori religiosi e politici professati dalla cultura di origine dell’individuo. Specialmente quando il valutatore proviene da un retroterra diverso, è utile per il clinico ottenere ulteriori notizie da informatori che hanno familiarità con l’ambito culturale dell’individuo.
Alcuni Disturbi di Personalità (per es., Disturbo Antisociale di Personalità) vengono diagnosticati più frequentemente negli uomini. Altri (per es., Disturbo Borderline, Istrionico e Dipendente di Personalità) vengono diagnosticati più frequentemente nelle donne.
Le caratteristiche di un Disturbo di Personalità di solito diventano riconoscibili durante l’adolescenza o nella prima età adulta. Per definizione, un Disturbo di Personalità è un modo costante di pensare, sentire, e comportarsi relativamente stabile nel tempo. Alcuni tipi di Disturbi di Personalità (in particolare i Disturbi di Personalità Antisociale e Borderline) tendono a rendersi meno evidenti o ad andare incontro a remissione con l’età, mentre questo sembra meno vero per alcuni altri tipi (per es., Disturbi Ossessivo-Compulsivo e Schizotipico di Personalità).
I disturbi di personalità vengono raggruppati in tre cluster definiti A, B e C.
Il cluster A include disturbi di personalità imparentati con la schizofrenia e caratterizzati da comportamento bizzarro, presenza di ideazione rigida e spesso delirante e da chiusura emotiva.
Il cluster B include disturbi di personalità che implicano gravi problemi relazionali e sociali quali il disturbo di perosnalità narcisistico, istrionico e antisociale. Il disturbo di personalità borderline costituisce un tratto piuttosto frequente nei pazienti afflitti da disagio psichico e pertanto dedichiamo a d esso maggiore spazio.
Le caratteristiche essenziali del Disturbo Borderline di Personalità sono una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’autostima e dell’umore, e una marcata impulsività, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti.
Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità compiono sforzi disperati per evitare abbandoni reali o immaginati. La percezione della separazione o del rifiuto imminenti, o la perdita di qualche strutturazione esterna, possono portare ad alterazioni profonde dell’immagine di sé, dell’umore, della cognitività e del comportamento. Questi individui sono molto sensibili alle circostanze ambientali. Provano intensi timori di abbandono e rabbia inappropriata anche quando si trovano ad affrontare separazioni reali limitate nel tempo o quando intervengono cambiamenti di progetti inevitabili (per es., disperazione improvvisa come reazione all’annuncio del clinico del termine dell’ora del colloquio; panico o furore quando qualcuno per loro importante è in ritardo di pochi minuti o deve disdire un appuntamento). Possono credere che questo “abbandono” implichi che essi sono “cattivi”. Tali timori di abbandono sono correlati ad un’intolleranza a stare soli, e ad una necessità di avere persone con loro. I loro sforzi disperati per evitare l’abbandono possono includere azioni impulsive, come comportamenti automutilanti o suicidari.
Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità hanno una modalità di relazione instabile e intensa. Possono idealizzare protettori o amanti potenziali al primo o secondo incontro, chiedere di trascorrere molto tempo insieme, e condividere i dettagli più intimi all’inizio di una relazione. Comunque possono passare rapidamente dall’idealizzare allo svalutare le altre persone, sentire che l’altra persona non si occupa abbastanza di loro, non dà abbastanza, non è abbastanza “presente”. Questi individui empatizzano con gli altri e li coccolano, ma solo con l’aspettativa che gli altri saranno “presenti” a loro volta per soddisfare le loro necessità. Questi individui sono inclini a cambiamenti improvvisi e drammatici della loro visione degli altri, che possono essere visti alternativamente come supporti benefici o come crudelmente punitivi. Tali variazioni spesso riflettono la disillusione nei confronti di un curante, le cui qualità di accudimento sono state idealizzate, o da parte del quale ci si aspetta il rifiuto o l’abbandono.
Può esservi un disturbo dell’identità caratterizzato da un’immagine di sé o da una percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile. Gli individui con questo disturbo manifestano impulsività in almeno due aree potenzialmente dannose per sé. Possono giocare d’azzardo, spendere soldi in modo irresponsabile, fare abbuffate, abusare di sostanze, coinvolgersi in rapporti sessuali non sicuri, o guidare spericolatamente.
Gli individui con il Disturbo Borderline di Personalità manifestano ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamento automutilante. Il suicidio riuscito si verifica nell’8-10% di tali individui, e i gesti automutilanti (per es., tagliarsi o bruciarsi) e le minacce e i tentativi di suicidio sono molto comuni. La tendenza ricorrente al suicidio è spesso la ragione per cui questi individui chiedono aiuto. Le azioni autodistruttive sono di solito precipitate da minacce di separazione o di rifiuto, o dall’aspettativa di assumere maggiori responsabilità. L’automutilazione può verificarsi durante esperienze dissociative, e spesso porta sollievo, riaffermando la capacità di sentire o di espiare la sensazione dell’individuo di essere cattivo.
Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono manifestare instabilità affettiva dovuta ad una marcata instabilità dell’umore (per es., intensa disforia, irritabilità o ansia episodica, che di solito durano poche ore e solo raramente più di pochi giorni).
L’umore disforico di base di chi è affetto da Disturbo Borderline di Personalità è spesso spezzato da periodi di rabbia, panico o disperazione, ed è raramente sollevato da periodi di benessere o soddisfazione. Questi episodi possono riflettere l’estrema reattività dell’individuo al disagio interpersonale. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono essere afflitti da sentimenti cronici di vuoto. Facilmente annoiati, possono costantemente ricercare qualcosa da fare. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità frequentemente esprimono rabbia inappropriata ed intensa, o hanno difficoltà a controllare la propria rabbia. Possono manifestare estremo sarcasmo, amarezza costante o esplosioni verbali. La rabbia è spesso suscitata dal vedere un curante o un amante come disattento, rifiutante, poco dedito, o abbandonante. Tali espressioni di rabbia sono spesso seguite da vergogna e colpa, e contribuiscono alla sensazione di essere cattivi. Durante i periodi di stress estremo, possono manifestarsi ideazione paranoide o sintomi dissociativi transitori (per es., depersonalizzazione), ma questi sono generalmente di gravità o durata insufficienti a giustificare una diagnosi addizionale. Questi episodi si manifestano più frequentemente in risposta ad un abbandono reale o immaginato. I sintomi tendono ad essere transitori, durano pochi minuti o ore. Il ritorno reale o percepito della funzione di accudimento da parte della figura accudente possono determinare una remissione dei sintomi.
Per finire i Distrubi di Personalità del Cluster C si caratterizzano per tratti ansiosi, dipendenti, ossessivi e depressivi molto marcati e che costitutiscono non tanto condizioni cliniche contingenti ma uno stile emotivo, cognitivo, relazionale e comportamentale pervasivo e persistente.
Per quanto riguarda i fattori causali dei disturbi di personalità occorre sottolineare che esiste una intensa vulnerabilità biologica e un parenting mtlto disfunzionale evidenziato nell’attaccamento disorganizzato che il paziente avrà esibito da bambino.
Il trattamento dei disturbi di personalità costituisce una sfida veramente complessa, ben gestita dall’orientamento cognitivista complesso. Occorre stabilire una solida relazione terapeutica superando i numerosi problemi che questi pazienti pongono sul piano della relazione e poi attuare uan serie di metodologie terapeutiche finalizzate a istituire la regolazione delle emozioni, le competenze interpersonali, migliorare l’autostima e la coerenza del se e della identità personale.
I protocolli cognitivi complessi sviluppati ed applicati da Tullio Scrimali costituiscono risposte adeguate al trattamento dei disturbi di personalità. essi sono caratterizzati da una durata maggiore rispetto alla maggior parte dei protocolli da un setting molto articolato e cartarrizzato da molto lavoro svolto in vivo con esperienze condivise col terapeuta e in gruppo.