Balbuzie
La manifestazione principale della balbuzie è un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio, che non risulta adeguato all’età del soggetto. Tale anomalia è caratterizzata da frequenti ripetizioni o prolungamenti di suoni o di sillabe. Possono esservi diversi altri tipi di anomalie del fluire dell’eloquio, comprese interiezioni, interruzioni di parole (pause all’interno di una parola), blocchi udibili o silenti (pause colmate o non colmate nel discorso), circonlocuzioni (cioè, sostituzioni di parole per evitare parole problematiche), parole emesse con un’eccessiva tensione fisica, e ripetizioni di un’intera parola monosillabica (per es., “O-O-O-O fame”). L’anomalia nella scorrevolezza interferisce con i risultati scolastici o professionali o con la comunicazione sociale. Se sono presenti un deficit motorio della parola o un deficit sensoriale, le difficoltà nell’eloquio vanno al di là di quelle di solito associate con questi problemi. L’entità dell’anomalia varia da situazione a situazione, e spesso è più grave quando vi è una speciale pressione a comunicare (per es., fare una relazione a scuola, un colloquio per un lavoro). La balbuzie è spesso assente durante la lettura orale, il canto o il colloquio con oggetti inanimati o con animali.
All’inizio della balbuzie, il soggetto che parla può non essere consapevole del problema, sebbene la consapevolezza e anche un’anticipazione timorosa del problema possano svilupparsi in seguito. Egli può tentare di evitare la balbuzie con meccanismi linguistici (per es., alterando la velocità dell’eloquio, evitando di parlare in certe situazioni come telefonare o parlare in pubblico, o evitando certe parole o suoni). La balbuzie può essere accompagnata da movimenti muscolari (per es., ammiccamenti, tic, tremori delle labbra o del viso, scosse del capo, movimenti respiratori, o chiusura delle mani a pugno). è dimostrato che lo stress o l’ansia aggravano la balbuzie. Una compromissione del funzionamento sociale può derivare dall’ansia, dalla frustrazione, o dalla scarsa autostima associate. Negli adulti, la balbuzie può limitare la scelta del lavoro o la carriera.
La prevalenza della balbuzie nei bambini prepuberi è dell’1% e scende allo 0,8% nell’adolescenza. Il rapporto maschi-femmine è di circa 3:1.
Studi retrospettivi su soggetti con balbuzie riferiscono l’esordio tipico tra i 2 e i 7 anni (con un picco di esordio intorno ai 5 anni di età). L’esordio avviene prima dei 10 anni di età nel 98% dei casi. L’esordio è di solito insidioso, e copre diversi mesi, durante i quali alterazioni del fluire dell’eloquio episodiche e inavvertite divengono un problema cronico. Tipicamente, l’anomalia inizia in modo graduale, con ripetizione di consonanti iniziali, di parole che sono di solito le prime di una frase, o di parole lunghe. Il bambino non è di solito consapevole della balbuzie. Man mano che il disturbo progredisce, il decorso presenta alti e bassi. Le alterazioni di scorrevolezza divengono più frequenti, e la balbuzie si manifesta nelle parole o nelle frasi più importanti espresse. Quando il bambino diviene consapevole delle difficoltà nell’eloquio possono comparire meccanismi per evitare le alterazioni di scorrevolezza e risposte emotive. Alcuni studi sostengono che l’80% dei soggetti con balbuzie guarisce, con il 60% di remissioni spontanee. La remissione avviene tipicamente prima dei 16 anni di età.
Gli studi su famiglie e su gemelli forniscono valide prove di un fattore etiologico genetico nella balbuzie. La presenza di un Disturbo della Fonazione o di un Disturbo di sviluppo della Espressione del Linguaggio, oppure una storia familiare di questi disturbi, aumentano la probabilità di balbuzie. Il rischio di balbuzie tra i parenti biologici di primo grado è più del triplo rispetto al rischio nella popolazione generale. Per quanto riguarda i maschi con una storia di balbuzie, circa il 10% delle figlie e il 20% dei figli andranno incontro a balbuzie.
Le difficoltà nell’eloquio possono essere associate con una compromissione dell’udito o con un altro deficit sensoriale, oppure con un deficit motorio della parola. Nei casi in cui le difficoltà di eloquio vanno al di là di quelle di solito associate con questi problemi, si può fare una concomitante diagnosi di balbuzie. La balbuzie deve essere distinta dalle normali anomalie di scorrevolezza che frequentemente insorgono nei bambini piccoli, che includono ripetizioni di un’intera parola o di una frase (per es., “Io voglio, io voglio il gelato”), frasi incomplete, interiezioni, pause non colmate, e commenti parentetici.
Il trattamento cognitivo-comportamentale della balbuzie risulta molto efficace. Esistono protocolli specifici adotttai presso il Centro Clinico ALETEIA che si avvalgono anche di tecniche di autoregolazione emozionale e di biofeedback.